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Vanitas con libri, clessidra, farfalla e conchiglia

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Descrizione

Vanitas con libri, clessidra, farfalla e conchiglia

acquerello su pergamena
Largh. 161 - Alt. 92 mm
siglato "JFD" o "JFDL" sul foglietto ripiegato inserito tra le pagine di uno dei libri
Provenienza
Collezione privata, Pavia
Autentica
Expertise Dott.ssa Claudia Salvi (Parigi, 31/5/2023)
Ulteriori informazioni
"(...) Nei suoi trompe-l’œil Jean-François De Le Motte descrive con precisione e realismo molti tipi di materie e di oggetti come carte, fogli, lettere, biglietti, libri, disegni quadri ed incisioni. Molto spesso si tratta di evocare gli scaffali della bottega di un pittore con tavolozza e poggimano, pennelli ed agglutinanti, recipienti per mescere i colori, occhiali e tele, forbici e cornici. I rimandi da una tela all’altra sono frequenti e caratteristici del genere come caratteristiche sono le citazioni e i rimandi ad altri pittori. Queste citazioni sono di due tipi : da una parte il pittore cita una composizione nel suo insieme come se si trattasse di farne una copia ma che una vera e propria copia non è mai in virtù degli scarti minimi e coscienti che esso opera e che instaurano un dialogo con il modello scelto al quale infine il pittore rende omaggio (nel caso di Jean-François De Le Motte si tratta spesso di far riferimento alle opere del contemporaneo Cornelis Norbertus Gysbrechts (1630 – 1683). D’altra parte si tratta di riprodurre disegni, incisioni, sculture e pitture di altri artisti che Jean-François De Le Motte innesta nelle proprie tele, che spesso firma con il proprio nome come se lui stesso ne fosse realmente l’autore. L’obbiettivo ricercato è nei due casi quello di portare al parossismo il piacere che si ricava nel contemplare ogni natura morta (di cui il trompe-l’oeil è una specie di sottogenere) la cui prerogativa principale è quella d’ingannare la vista, ma non solo.
I trompe-l’oeil di Jean-François De Le Motte possono essere definiti infatti come delle iper-vanitas. Se è vano riprodurre la realtà che la natura morta riproduce cercando di tromper la vue (ingannare) è ancor più vano riprodurre un’artefatto che tenta d’imitare la natura come, per esempio, un bassorilievo dello scultore François Duquesnoy (1597 – 1643) che Jean-François De Le Motte riproduce imitando con la pittura la tecnica della scultura. È chiaro tuttavia che la mise en abyme tipica di questi artefatti, che non a caso enfatizzano il mito platonico della caverna, invece di ottenere una messa in guardia quanto al carattere illusorio della percezione sensoriale e dunque della rappresentazione (della rappresentazione), serve a divertire e a compiacersi non solo della veridicità della rappresentazione ma altresì dell’erudizione che colui che osserva il quadro deve possedere per poter godere di tutti i clin-d’œil che il pittore ha disseminato nella sua tela. Il pittore di trompe-l’œil insomma ci invita a sciogliere un rebus, a partecipare ad un gioco, offrendoci un divertissement plus qu’un avertissement in cui il quadro è il prodotto di una connivenza stretta tra colui che lo realizza ed il suo fruitore. (...)"
Asta Live 966

Disegni Antichi - I

gio 13 Giugno 2024
Genova
TORNATA UNICA 13/06/2024 Ore 14:00
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