“Inserita nel catalogo di Gerolamo Brusaferro come Sacrificio di Polissena, la nostra tela, apparsa nel 1996 nel mercato londinese con un'attribuzione ad Antonio Bellucci, decisamente s'inserisce in quel filone narrativo pertinente ai "pittori d'istorie" attivi a Venezia tra la fine del diciassettesimo secolo e i primi anni del Settecento. Una ristretta schiera di artefici quali Sebastiano Ricci, Antonio Arrigoni, Gerolamo Brusaferro, Antonio Molinari e pochi altri, impegnati nell'esecuzione di soggetti desunti dai testi sacri e dai cronisti della storia antica con fini primariamente moraleggianti e didascalici. E' nel secondo decennio del diciottesimo secolo che il Brusaferro dimostra una piena aderenza ai modi di Sebastiano Ricci come, peraltro, rammenta nel 1771 Anton Maria Zanetti nel suo compendio dedicato alla pittura veneziana.
Il dipinto è sapientemente modulato su diversi piani chiaroscurali, dalla scena, affollata da vari astanti, delimitata da un architettura ad arco che si apre sull'orizzonte, alla possente figura di lefte, intessuta di toni bruni e crepuscolari memori della tradizione tenebrosa, nell'atto di pugnalare la figlia, alle bianche e lucenti membra della ragazza sulle quali spiccano l'azzurro e il rosso offerto dalle sue vesti. Sulla sinistra un alto braciere reca scolpita una scena sacrificale.
In basso una brocca pare attestare nella sua preziosità un gusto dell'antico che ben si attaglia all'episodio biblico.
Tra il campionario tipologico di Gerolamo Brusaferro si evidenzia che l'elmo piumato di lefte è assai simile a quelli descritti nell'Assassinio di Alessandro Severo e della madre Mamea e nell'Alessandro ed Efestione. La testa della figlia di lefte è in concreto sovrapponibile alla donna che compare nell'Antioco visitato dai medici (Parma, Galleria Nazionale) già attribuito a Sebastiano Ricci e recentemente ricondotto al catalogo del Brusaferro.”