“Carl Loth ha raffigurato il momento maggiormente significativo della parabola del figliol prodigo, allorché il figlio scapestrato è tornato pentito dal padre che lo accoglie festosamente , facendogli indossare gli abiti più belli. Il tema evangelico è stato reiterato più volte dal pittore bavarese, ne istono difatti, oltre a varie repliche citate dalle fonti a Pommerfelden, nel castello di Braunschweig nel castello di Braunschweig a Salisburgo, una redazione di forma ovale presso l'Herzog Anton Ulrich Museum di Braunschweig, una significativa versione all'Ermitage di San Pietroburgo e altra speculare alla Staatliche Gemäldesammlungen di Kassel. Differisce solo per alcuni particolari dalla traduzione di Kassel, ripetendone sostanzialmente anche le misure, un dipinto già in collezione privata di Francoforte sul Meno e che qui si presenta. Il dipinto, che nella Venezia del tempo trova illustre precedente iconografico nella tela del Guercino acquistata nel 1651 dal collezionista Giovanni Nani, si evidenzia come tipica opera della maturità del pittore tedesco. E' un Loth oramai affrancato dalle scansioni tipicamente tenebrose e, piuttosto, partecipe di quella poetica cortonesca che lo porterà a promuovere quel gusto barocchetto che attraverso i suoi allievi rinnoverà la pittura austriaca e tedesca. La scena che si connota per le cadenzate posture dei personaggi, è senz'altro imponente.
Indicative caratteristiche di qualità si colgono altresì nella resa dei particolari, quali, tra gli altri, la bellezza del copricapo piumato che cingerà la testa del figliol prodigo e il fiore che gli è porto dal giovane servitore.”