“La tela in esame è stata inserita da Fabrizio Magani nel fondamentale catalogo da lui dedicato al pittore veneziano. Lo studioso ha rimarcato la vena decorativa che anima il dipinto, si veda, quale esempio, le storie del Ratto d'Europa e della Danae elegantemente raffigurate a sbalzo nel bacile dal quale un'ancella è intenta a lavare Betsabea. Sempre a parere di Magani l'opera sarebbe stata realizzata dal Bellucci attorno al 1695, durante il periodo trascorso in Austria. Per la resa della prospettiva architettonica, consapevoli della preziosa elaborazione cromatica peculiare al maestro veneziano e qui indubbiamente di più modesta esecuzione, è plausibile supporre, come espresso dal Magani, che il Bellucci si sia servito di un proprio collaboratore.
Indubbia, però, è la qualità del gruppo di donne che animano l'opera. Intenta nelle abluzioni alle quali le ancelle la sottopongono, Betsabea nella sua nudità riverbera di luce i volti delle due domestiche a lei più vicine. Notevole è poi il pregevole senso descrittivo riservato all'episodio biblico, dal ricordato bacile al ricco broccato sul quale si è accomodata Betsabea, dal pannello marmoreo scolpito alle sue spalle agli eleganti indumenti che indossano le servitrici, senza dimenticare il bel pavone, simbolo della superbia, che fa di sé bella mostra sulla balaustra che orna il palazzo.”