Conosciuto come Spinello Aretino, in onore della città natale, Spinello di Luca Spinelli fu una figura chiave di transizione per lo stile tardo gotico tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo in Toscana. Attivo per circa quarant'anni tra Arezzo, Firenze, Lucca e Pisa, questo artista è stato oggetto di particolare attenzione da parte dei grandi studiosi degli anni Sessanta, come Miklós Boskovits e Stefan Weppelmann, i cui interventi contribuirono ad ampliare un catalogo che rimane tra i più fitti del Trecento.
L’opera qui presentata è riconducibile agli anni del primo soggiorno fiorentino di Spinello, durante il quale, oltre a realizzare gli affreschi con le storie della vita di San Benedetto nella sagrestia di San Miniato al Monte (databili al 1388), si dedicò anche a una ricca produzione di opere su tavola, all’interno delle quali l’artista trae ispirazione dalla raffinata dolcezza dei modelli di Bernardo Daddi.
Questa bellissima tavola, raffigurante San Giovanni Evangelista in atteggiamento dolce e quasi un po' malinconico, accostata alla scelta della raffinata scelta cromatica di rosa iridescenti e dei verdi per la veste del santo, ben esemplifica la nuova eleganza abbracciata da Spinello alla fine del 1380.
Apparsa per la prima volta sul mercato nel 1987 all’interno di un catalogo di Sotheby’s, questa tavola doveva con ogni probabilità far parte di un complesso iconografico più articolato, un polittico a fondo oro ad oggi perduto ma che Massimo Ferretti ha tentato di ricostruire all’interno dello studio affidatogli dall’antiquario Giancarlo Gallino di Torino. Lo studioso ipotizzare che il San Giovanni potesse essere accostato a due ulteriori scomparti raffiguranti un Sant'Agostino e un San Domenico, provenienti probabilmente dallo stesso complesso e che comparvero in una vendita di Semenzato a Milano nel novembre del 1989 (lotto n.10).
Queste tre figure di santi dovevano probabilmente essere poste, insieme a una quarta ad oggi ancora ignota, ai lati di una tavola centrale raffigurante una Madonna in trono con Bambino, forse corredate anche da una predella con scene mariane o storie relative alla vita dei santi raffigurati.
Qualora fosse confermata l’ipotesi di ricostruzione di Massimo Ferretti, la presenza di San Domenico potrebbe forse fornire qualche indicazione circa la committenza e il luogo per il quale Spinello realizzò il polittico da cui proviene la nostra tavola, che doveva probabilmente essere un convento appartenente all’ordine domenicano.